Pagelle Parigi-Nizza 2022: Roglic da brivido, Van Aert da applausi, S.Yates ritrovato, Quintana cresce
Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 9: Ancora una volta l’ultima giornata rischia di essere quella di troppo. Una tendenza che oggi viene evitata grazie allo splendido lavoro di Wout Van Aert, ma è sicuramente qualcosa da esaminare per comprendere quanto di fisico e di mentale ci sia, ma anche a livello di preparazione e gestione dello sforzo. Per il resto è ineccepibile, cominciando a fare la differenza sin dal primo giorno, mattone dopo mattone, sino a quello che sembrava l’ultima martellata al Col de Turini. Il dieci e lode che si meritava dopo sette tappe, scende tuttavia con l’ottavo giorno.
Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), 8,5: Quasi senza volerlo manda in crisi la corazzata con una staffilata sull’ultima salita. Alla fine non ci riesce, ma la sua settimana resta di altissimo livello, con prestazioni in salita all’altezza dei migliori che si sommano ad una pregevole cronometro. Quando è troppo inquadrato e con troppe pressioni a volte si perde, ma quando è libero mentalmente, può davvero essere un corridore capace di giocarsela con chiunque, sulle salite secche, ma anche su più giorni.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 8,5: Il belga è ancora una volta il tuttofare che tutti vorremmo avere in casa. Colui che ti risolve tutti i problemi, a volte anche prima che tu te ne accorga. Sin dal primo giorno si dimostra in splendida forma, dimostrandosi capace di spendersi per la squadra senza intaccare le sue possibilità di vittoria, e viceversa. Con anche altri obiettivi in mente si risparmia in alcune circostanze, ma quando è chiamato in causa e c’è bisogno di lui si fa trovare pronto, salvando il proprio capitano nella frazione finale e concludendo la corsa con una vittoria e sei podi in otto tappe.
Daniel Felipe Martinez (Ineos Grenadiers), 8: Più forte della sfortuna, il colombiano conferma di poter essere corridore sul quale puntare in prima persona. Il terzo posto finale difficilmente sarebbe potuto essere migliore di così, mentre il suo voto in realtà viene anche rafforzato dallo sfortunato episodio della tappa conclusiva, al quale reagisce con determinazione, senza perdersi d’animo.
Adam Yates (Ineos Grenadiers), 7,5: All’ombra del fratello e del compagno, Adam fa una bella corsa, pronto a supportare colui che la strada gli impone come capitano senza risparmiarsi, riuscendo comunque a conquistare un buon quarto posto finale.
Nairo Quintana (Arkea-Samsic), 7,5: Non è quella dei giorni migliori, ma la gamba è buona e correndo con più parsimonia potrebbe anche ottenere qualcosa in più. La generosità che ci mette è tuttavia decisamente un plus, perché parte dello spettacolo e perché dimostra che la voglia è di non accontentarsi, puntando sempre più in alto. Difficile pensare di vederlo nuovamente ambire ai risultati di ormai un lustro fa, ma può ancora fare grandi cose e far divertire gli appassionati in montagna.
Brandon McNulty (UAE Team Emirates) 7,5: Al capolavoro della quinta tappa aggiunge due solide prestazioni nelle altre due giornate di montagna. Il suo ottimo inizio di stagione con il quale sta riscattando un periodo non sempre all’altezza delle aspettative si conferma ancor di più in queste ultime due tappe, in cui la sua dimensione di splendido cacciatore di tappe sembra poter anche assumere qualche connotazione più ampia.
Christophe Laporte (Jumbo-Visma), 7,5: Vince la prima tappa davanti ai compagni Wout Van Aert e Primoz Roglic, unici a seguire la sua sfuriata nel finale. Dopo non aver lesinato il lavoro fino al traguardo, i suoi compagni lo lasciano passare primo e nei giorni successivi si conferma prezioso per il team, sempre pronto a lavorare quando viene chiamato in causa, dimostrando di essersi subito perfettamente inserito nei meccanismi della corazzata neerlandese, della quale rappresenta uno dei nuovi innesti più importanti.
Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 7,5: L’ex campione del mondo si fa trovare sempre pronto in tutte le fasi più importanti della corsa, conquistando ben cinque top ten e la vittoria nella terza frazione, dove si mette alle spalle Coquard e Van Aert. Qualche rimpianto può esserci per il secondo posto nella sesta tappa, dove la sua squadra si lascia sfuggire Burgaudeau nel finale dopo aver lavorato per buona parte della giornata, ma nel complesso il danese esce dalla gara con risposte più che positive in vista degli appuntamenti primaverili.
Fabio Jakobsen (Quick-Step Alpha Vinyl), 7: Nell’unica giornata veramente adatta alle sue caratteristiche, ovvero la seconda, riesce a evitare tutte le cadute e la trappola dei ventagli e a presentarsi quindi allo sprint, dove batte Van Aert e conquista la sesta vittoria stagionale. Poi, dopo aver resistito fino alla quinta tappa, si ritira durante la sesta sia a causa della stanchezza sia per mancanza di altre opportunità di vittoria. Di più, non poteva proprio fare.
Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies), 7: Dopo i buoni piazzamenti ottenuti alla fine della scorsa stagione e all’inizio di questa, il 23enne transalpino conquista il primo successo della carriera grazie a un attacco solitario nel finale della sesta tappa, resistendo nel finale alla rimonta del gruppo.
Andreas Leknessund (Team DSM), 7: Classe 1999, sfiora la top10 finale con una prestazione regolare, correndo con intelligenza, ma soprattutto in crescendo, migliorandosi giorno dopo giorno. In una squadra in costante ricostruzione e in cui le gerarchie sono decisamente fluide, può trovare spazio e imporsi per ritagliarsi un ruolo sempre più importante.
Jack Haig (Bahrain Victorious), 6,5: Non è all’altezza dei migliori, ma si prende comunque un buon piazzamento finale ripartendo con un buon risultato. Dopo il terzo posto alla scorsa Vuelta a España è sotto esame costante per dimostrare di meritarsi i gradi che la squadra sembra avergli già assegnato per il prossimo Tour de France. È un buon punto di partenza, anche se chiaramente servirà di più.
Bryan Coquard (Cofidis), 6,5: La vittoria di peso ancora non arriva, continuando una lunga serie di piazzamenti e podi nella massima categoria, ma forse mai come in questo inizio di stagione e come a questa Parigi-Nizza ci va vicino, convincendo per la sua capacità di giocarsela anche contro corridori di primissimo piano.
Ion Izagirre (Cofidis), 6,5: Non eccelle, ma si conferma corridore solido e costante, recuperando posizioni quando gli altri invece soffrono. Il piazzamento finale è la conferma della sua affidabilità, costruita con prestazioni regolari, senza grandi picchi, ma anche senza sbavature, facendo così alla fine meglio del più appariscente Guillaume Martin (6,5), che tuttavia paga qualche debolezza e disattenzione in più, pur dimostrando di avere qualcosa in più in salita.
Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 6,5: Dopo un UAE Tour in cui aveva ceduto con il passare dei giorni, qui si conferma a buoni livelli sin dall’inizio, pur ancora lontano dai risultati che gli sembrano destinati. Una brutta caduta, fortunatamente senza conseguenze gravissime, lo costringe a fermarsi l’ultimo giorno, ma ha messo in cascina una corsa importante in prospettiva futura.
Pierre Latour (TotalEnergies), 6: Sei giorni di altissimo livello, ma le ultime due frazioni confermano le sue difficoltà sulle grandi salite e nel recuperare dopo sforzi ripetuti. Siamo comunque ancora solamente ad inizio stagione e chissà che quel salto di qualità che sembrava pronto a fare non possa essere ormai imminente, rilanciandolo dopo anni in cui è sembrato più ridimensionato.
João Almeida (UAE Team Emirates), 6: Il piazzamento finale c’è, ma appare un po’ poco per un corridore come lui, che trovava un terreno adatto alle sue caratteristiche.
Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix), 5,5: Si ritira nella sesta giornata, ma ormai le tappe adatte a lui erano già alle spalle e non era riuscito a lasciare il segno. Reduce dalle due vittorie all’UAE Tour confermando come ormai sia uno dei velocisti di riferimento a livello internazionale, ci si aspettava qualcosa in più, anche se ci sono delle attenuanti.
Sam Bennett (Bora-hansgrohe), 5: Fino all’ultimo chilometro lo vedi, poi si perde e non riesce mai a disputare uno sprint. Ancora nessuna vittoria, inoltre, in questo 2022 e sulle sue spalle questi sono numeri pesano. Il ritorno nella squadra in cui è diventato grande non sta decisamente andando come previsto, complice forse anche il fatto che non sempre ci sono gli uomini in suo supporto vista la nuova direzione del team
Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco), 5: Il velocista olandese non è mai della partita in questa edizione della Parigi – Nizza. Manca in tutte le volate non entrando mai in top10. La fortuna sicuramente non è dalla sua parte, la caduta causata dal vento, nella seconda tappa, potrebbe aver inciso sulla sua condizione e a farcelo pensare è il ritiro di tre giorni dopo. I risultati di inizio stagione avevano alzato le aspettative sull’olandese ma queste sono state completamente deluse.
Sonny Colbrelli (Bahrain Victorious), sv: La bronchite lo mette subito ko, costringendolo a non prendere il via della seconda tappa e impedendogli soprattutto di accumulare chilometri preziosi in vista delle classiche di primavera.
David Gaudu (Groupama-FDJ), sv: Molto sfortunato lo scalatore transalpino, caduto pesantemente nella seconda tappa e costretto quindi ad abbandonare subito le ambizioni di classifica. Nei giorni seguenti, prova a stringere i denti per portare almeno a termine la corsa, ma alza bandiera bianca prima della partenza dell’ultima tappa, dopo che il giorno prima era andato in fuga prima di rialzarsi per il dolore.
Ben O’Connor (Ag2r Citroen), sv: Principale uomo di classifica per la formazione transalpina, l’australiano inizia bene evitando le varie trappole presenti nelle prime tappe. Sfortunatamente per lui, però, viene colpito (come tanti altri) da un malanno di stagione, e deve dunque abbandonare la corsa alla vigilia della cronometro.
Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), sv: Già attardato dai ventagli durante la seconda tappa, il vincitore delle ultime due edizioni della corsa è tra i tanti che incappano nell’influenza e che devono quindi ritirarsi prima della conclusione della gara.
Matteo Trentin (UAE Team Emirates), sv: Una brutta caduta lo mette rapidamente fuori gioco, lo aspettiamo presto di nuovo in corsa per riscattarsi visto l’ottimo stato di forma che stava mostrando.
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